Tfr in busta paga: 10 cose da sapere
Introduzione
lI TFR, noto anche come buonuscita o liquidazione, è una somma di denaro corrisposta al dipendente alla cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, raggiungimento dell'età pensionabile oppure dimissioni. Il calcolo del TFR tiene conto della retribuzione mensile e degli elementi retributivi di natura tipica, normale e ripetitiva, come tredicesima, eventuale quattordicesima, superminimi, premi presenza, straordinario fisso, importi forfettari, indennità per disagiata sede, provvigioni, partecipazioni ad esclusione dei rimborsi spese. Pertanto, il calcolo del TFR avviene annualmente sommando le retribuzioni lorde dal primo gennaio fino al 31 dicembre, divise per il coefficiente 13,5. L'anno successivo, l'importo accumulato viene rivalutato tenendo conto di un tasso fisso dell'1,5% più il 75% dell'aumento dell'indice ISTAT. Dal 1° luglio 2018 i lavoratori dipendenti non possono più richiedere il TFR in busta paga ad integrazione dello stipendio. La somma verrà solo accantonata. Ma ecco 10 cose da sapere sul vecchio sistema. .
Destinatario
Il TFR in busta paga poteva essere richiesto solo dai lavoratori dipendenti del settore privato, con un contratto di lavoro subordinato. Erano pertanto esclusi i lavoratori agricoli, i domestici ma anche i dipendenti in cassa integrazione e chi offriva prestazioni lavorative ad aziende in crisi, prossime al fallimento.
Modulo
Per richiedere il TFR in busta paga bisognava presentare domanda al titolare dell'azienda mediante compilazione del modulo (QU.I.R). La somma poteva essere incassata dopo 30 giorni o 4 mesi, in base al numero di dipendenti dell'azienda. I tempi si prolungavano per dare la possibilità alle imprese con meno lavoratori di poter accedere ai fondi di finanziamento.
Vincolo
La terza cosa da sapere sul TFR in busta paga riguarda gli eventuali vincoli. Spesso capitava che per ottenere un mutuo o un'agevolazione fiscale il lavoratore impegnasse la propria liquidazione a garanzia del prestito. In tal caso, perdeva ogni diritto.
Tassazione
Quando il lavoratore decideva di incrementare il TFR al proprio stipendio per ottenere una retribuzione mensile maggiore, tale somma veniva tassata pesantemente ogni mese secondo i metodi previsti dall'IRPEF con tutte le conseguenze del caso.
Reddito
Il TFR in busta paga, ad integrazione dello stipendio base, comportava certamente un aumento del salario con maggiore disponibilità di liquidità. Tuttavia, saliva anche il reddito familiare con la conseguente perdita delle agevolazioni legate all'ISEE e a detrazioni varie.
Anticipo
In caso di difficoltà, il lavoratore che aveva maturato almeno 8 anni di servizio presso la stessa azienda aveva pieno diritto di richiedere un anticipo sul TFR. Percepiva però una somma non superiore al 70% dell'importo complessivo versato fino a quel momento.
Bonus
La richiesta del TFR in busta paga doveva essere una decisione da ponderare bene. Come già è stato accennato, causava la perdita di qualsiasi agevolazione fiscale di cui si godeva in precedenza, ma fortunatamente non delle 80,00 euro di bonus mensile riservato ai lavoratori dipendenti.
Sanità
Secondo le disposizioni attuali di legge, in riferimento all'art. 2120 del Codice Civile, il dipendente può ancora richiedere al datore di lavoro un anticipo sul TFR per terapie ed interventi straordinari riconosciuti dalle strutture ospedaliere.
Ristrutturazione
Ancora sulla base dell?art. 2120 del Codice Civile, il lavoratore può richiedere un anticipo sul TFR per la ristrutturazione o l'acquisto della prima casa, a scopo abitativo per sé o per i figli. Naturalmente la spesa deve essere documentata con atto notarile.
Congedo
L'anticipo sul TFR può essere richiesto anche in caso di congedi per la formazione professionale del lavoratore oppure per astensione facoltativa per maternità. I datori di lavoro possono negare la transazione in caso di crisi aziendale o cassa integrazione.
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Consigli
- Affidarsi ad un bravo commercialista o ad un Caf di zona