Introduzione
Il lavoratore, in cambio della propria attività lavorativa, riceve un controvalore economico, solitamente mensile, denominato retribuzione. Capita talvolta che questo compenso non venga pagato dal datore di lavoro nei tempi previsti.
Le cause per tale inadempimento sono solitamente due: la mancanza di liquidità necessaria per il pagamento dello stipendio, oppure il licenziamento del lavoratore prima della fine del contratto, con conseguente rifiuto del datore di corrispondere la retribuzione spettante.
Questa guida illustrerà al lavoratore, dunque, come procedere in caso di mancata corresponsione della retribuzione.
Occorrente
- sindacato di categoria
- legale convenzionato
Quali sono i primi passi da compiere?
È fondamentale sottolineare che, prima di compiere qualsiasi azione legale, sarebbe necessario che il lavoratore cercasse un approccio con il proprio datore di lavoro, sollecitando nei dovuti modi, il pagamento del salario spettante.
Se nonostante questo tentativo i diritti del lavoratore risultassero comunque violati, una prima soluzione al problema potrebbe essere quella di rivolgersi al rispettivo sindacato di categoria, per far valutare il caso di specie e procedere all'individuazione di una strategia legale efficace.
L' aiuto del sindacato
Il sindacato, avvalendosi del aiuto di avvocati specializzati, procederà alla verifica della situazione del lavoratore e della relativa legislazione del lavoro. Si occuperà inoltre di calcolare l'ammontare complessivo della somma dovuta. Portate a termine queste formalità, convocherà il datore di lavoro per cercare di risolvere la questione mediante una conciliazione. Se il tentativo dovesse avere esito positivo, il collegio di riconciliazione redigerà un verbale attestante gli elementi di conciliazione su cui si fonda l'accordo ed i relativi impegni di pagamento assunti dal datore di lavoro, e lo farà sottoscrivere da entrambe le parti in causa. In caso di mancato accordo invece, il sindacato trasmetterà la pratica ad un legale convenzionato per l'avvio dell'azione legale.
L'intervento del avvocato
Per prima cosa l'avvocato si mobiliterà per un tentativo di recupero extragiudiziale, e se questo non dovesse bastare, procederà ad intentare una causa vera e propria. La causa dovrà essere svolta dinanzi al competente giudice del lavoro, il quale, riconoscerà al lavoratore il diritto alla riscossione del pagamento. Procederà quindi ad emettere la relativa sentenza e, contestualmente, darà seguito alla stessa con l'esecuzione forzata da attuarsi sul patrimonio del datore di lavoro al fine di saldare il relativo credito.
L'alternativa del decreto ingiuntivo
In alternativa al classico percorso giudiziale, il lavoratore che abbia prova scritta del credito, ed in assenza della prova contraria del datore di lavoro (come ad esempio la quietanza di pagamento), può chiedere l'emissione di un decreto ingiuntivo, immediatamente esecutivo, facendo depositare il ricorso dal proprio avvocato. Mediante questo strumento, il lavoratore può ottenere dal giudice, che entro venti giorni dal deposito del relativo decreto, gli venga riconosciuto il pagamento della somma dovuta. Il datore di lavoro, da parte sua, potrà presentare ricorso entro quaranta giorni dall'ingiunzione di pagamento, aprendo così la strada al procedimento tradizionale.
Consigli
- Il lavoratore non deve mai firmare quietanza di pagamento che non ha mai ricevuto