Dimissioni del lavoratore: il principio di libera recedibilità
Introduzione
Il lavoro è una delle attività più importanti per la vita di ogni persona ma, sebbene ci si trovi in un periodo di profonda crisi economica, può capitare di voler smettere di lavorare, o di cambiare lavoro. In ambedue i casi, la legge prevede il diritto di dimettersi, osservando le norme contrattuali presenti nel proprio contratto di lavoro. A tal proposito, nella seguente guida, vi illustrerò, attraverso una serie di utili e semplici informazioni, tutto ciò che c'è da sapere sulle dimissioni del lavoratore e sul principio di libera recedibilità. Vediamo quindi come procedere.
Occorrente
- Contratto di lavoro
- Lettera di dimissioni
La distinzione tra licenziamento e dimissioni
Innanzitutto, è necessario sottolineare la breve distinzione tra licenziamento e dimissioni: il licenziamento viene attuato ad opera del datore di lavoro nei confronti del lavoratore, mentre le dimissioni vengono attuate ad opera del lavoratore nei confronti del datore di lavoro. Il principio della libera recedibilità del contratto di lavoro a tempo indeterminato, è operante ed applicabile dal lavoratore che decide di dare le proprie dimissioni. Nel tempo, questa regolamentazione riguardante la recedibilità del contratto, è stata circoscritta al recesso del datore di lavoro.
Il periodo di lavoro successivo alle dimissioni
In ambo i casi è previsto un periodo di lavoro, successivo alle dimissioni, che dovrebbe consentire al datore di trovare la giusta sostituzione e, al lavoratore licenziato, di trovare una nuova sistemazione. Il periodo specifico, può cambiare in maniera più o meno sostanziosa, in relazione al contratto di lavoro e alle mansioni svolte dal lavoratore. Va precisato che tale periodo può essere modificato con accordo tra le parti. Il rapporto di lavoro prosegue durante tutto il periodo di preavviso. In caso contrario, la non osservazione di tale norma prevede un risarcimento che, in caso di licenziamento, sarà cumulabile alla mensilità e al pagamento del TFR.
L'applicazione della libera recedibilità
Differente discorso, invece, va illustrato con riferimento ad un rapporto di lavoro che si configuri a tempo indeterminato: la maggior parte dei tanti interventi legislativi speciali, infatti, negli anni hanno posto una limitazione evidente all'area della libera recedibilità, ponendo vincoli chiari al recesso datoriale e constringendolo entro stringenti limiti di tipo sia sostanziale che formale. Questo tuttavia non significa che la libera recedibilità sia scomparsa totalmente dall'ordinamento giuridico. In specifico riferimento a particolari categorie di lavoratori, infatti, il recesso ad nutum datoriale è ancora chiaramente utilizzabile. Soprattutto in riferimento ai dirigenti, ai lavoratori in prova, ai lavoratori domestici, agli atleti professionisti e ai lavoratori che abbiano superato il 65esimo anno di età e che siano in possesso dei requisiti pensionistici.
Le tutele che spettano al lavoratore
Sia il licenziamento che le dimissioni sono assoggettate a norme giuridiche e comportamentali, in relazione al contratto in oggetto, queste possono cambiare sensibilmente. Generalmente il lavoratore viene tutelato in caso di licenziamento anche se i licenziamenti continuano a verificarsi in maniera crescente, dovuti alla crisi economica ed ai contratti a tempo determinato o di apprendistato spesso adottati proprio per svicolare alle normative che tutelano i lavoratori dipendenti ma, in caso di dimissioni il discorso cambia, ogni lavoratore è libero di dimettersi tramite lettera scritta che andrà fatta pervenire al proprio datore di lavoro.
Consigli
- Se ritenete di aver subito un licenziamento illegittimo, impugnatelo, a pena di decadenza, entro sessanta giorni dalla ricezione della sua comunicazione in forma scritta