Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) non è altro che la somma di denaro corrisposta al dipendente nel momento in cui egli termina il suo contratto di lavoro. Questa buonuscita è sempre dovuta al lavoratore qualunque sia la causa della cessazione del rapporto lavorativo: licenziamento, dimissioni spontanee oppure inizio del pensionamento. La recente legge di stabilità del 2015 ha sancito la possibilità, per tutti coloro che ne faranno richiesta, di ricevere immediatamente il TFR, al contrario di come accadeva finora, facendoselo trasferire periodicamente nella busta paga. Per chi invece preferisce la procedura tradizionale, rimane comunque possibile accantonare questa somma presso il proprio datore o l'INPS per poi riceverla in seguito. In questo secondo caso, però, può capitare che tale ammontare non venga corrisposto immediatamente dopo la cessazione del contratto di lavoro come stabilito per legge, bensì con un ritardo che può essere più o meno ampio. Durante questo lasso di tempo il TFR maturerà degli interessi che andranno ad accrescere la buonuscita già dovuta al lavoratore. In questo modo la somma di denaro aumenterà sensibilmente con il tempo. Fare il calcolo non è un'operazione semplice, in special modo per quanto riguarda la sua rivalutazione, tuttavia con un po' di attenzione si può ricavare il risultato senza impiegare troppo tempo. In questa utilissima guida vi spiego in modo dettagliato come si calcolano gli interessi sul TFR. La normativa sulla liquidazione con il passare del tempo ha subito qualche variazione in confronto agli anni venti, dove la Carta del Lavoro del 27 aveva come regola il calcolo proporzionale dell'anzianità di servizio.