Introduzione
Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) non è altro che la somma di denaro corrisposta al dipendente nel momento in cui egli termina il suo contratto di lavoro. Questa buonuscita è sempre dovuta al lavoratore qualunque sia la causa della cessazione del rapporto lavorativo: licenziamento, dimissioni spontanee oppure inizio del pensionamento. La recente legge di stabilità del 2015 ha sancito la possibilità, per tutti coloro che ne faranno richiesta, di ricevere immediatamente il TFR, al contrario di come accadeva finora, facendoselo trasferire periodicamente nella busta paga. Per chi invece preferisce la procedura tradizionale, rimane comunque possibile accantonare questa somma presso il proprio datore o l'INPS per poi riceverla in seguito. In questo secondo caso, però, può capitare che tale ammontare non venga corrisposto immediatamente dopo la cessazione del contratto di lavoro come stabilito per legge, bensì con un ritardo che può essere più o meno ampio. Durante questo lasso di tempo il TFR maturerà degli interessi che andranno ad accrescere la buonuscita già dovuta al lavoratore. In questo modo la somma di denaro aumenterà sensibilmente con il tempo. Fare il calcolo non è un'operazione semplice, in special modo per quanto riguarda la sua rivalutazione, tuttavia con un po' di attenzione si può ricavare il risultato senza impiegare troppo tempo. In questa utilissima guida vi spiego in modo dettagliato come si calcolano gli interessi sul TFR. La normativa sulla liquidazione con il passare del tempo ha subito qualche variazione in confronto agli anni venti, dove la Carta del Lavoro del 27 aveva come regola il calcolo proporzionale dell'anzianità di servizio.
Stimare il pagamento
Come regola generale il TFR deve sempre essere accreditato al lavoratore non appena cessa il suo rapporto di lavoro, tenendo presente però che i termini previsti per legge vanno da un minimo di 30 giorni fino ad un massimo di 45. In qualche caso particolare i giorni possono arrivare anche a 60, ma si tratta di situazioni particolari che vanno trattate a parte. È proprio quando l'importo non viene corrisposto entro i tempi massimi stabiliti che cominciano a maturare gli interessi. Questi andranno calcolati fino al momento del pagamento effettivo da parte del datore di lavoro. Pertanto, maggiore sarà il ritardo nel corrispondere tale cifra, maggiore sarà il suo stesso valore. Questa regola è inderogabile anche se da qualche tempo si sta discutendo riguardo il fatto di renderla passibile di qualche variazione da segnalare con la giusta tempistica.
Dividere la retribuzione
La regola più importante da tenere presente è che per calcolare gli interessi dovuti occorre innanzitutto individuare l'ammontare del TFR. Per farlo bisogna dividere la retribuzione lorda annua per 13,5 e sottrarre al valore ottenuto lo 0,5% trattenuto automaticamente dall'INPS come contributo previdenziale. Semplificando i conti, la stessa identica somma può essere ottenuta anche calcolando il 6,91% della retribuzione lorda annua. Al 31/12 il risultato di ogni anno andrà rivalutato aggiungendogli un particolare coefficiente percentuale. Questo può essere ricavato moltiplicando per 0,75 il tasso di inflazione dichiarato periodicamente dall'ISTAT e incrementando il prodotto ottenuto di 1,5%. Questa serie di operazioni andrà ripetuta per ogni anno di lavoro e la somma dei singoli risultati darà l'ammontare complessivo del TFR. Facendo un esempio pratico si può pensare ad un lavoratore che presta servizio per 36 mesi e poi si dimette: se egli ha percepito circa 25.000 euro ogni anno, il risultato è una cifra che si aggira intorno ai 4.900 di TFR accantonato, esclusa la tassazione e la rivalutazione. La cifra totale sarà quindi più bassa e l'importo lordo la farà poi aumentare di circa 70 euro.
Conteggiare l'aliquota
Una volta ricavato il valore del TFR, è possibile procedere al calcolo degli interessi veri e propri. Per ottenere il loro ammontare occorre applicare la seguente formula: I = M x K x T/365. "I" corrisponde alla quota di interesse che si desidera trovare, "M" al TFR ottenuto in precedenza, "K" al tasso di interesse legale stabilito periodicamente e "T" al numero di giorni di ritardo del pagamento. Il risultato della formula dovrà infine essere aggiunto al TFR di base per conoscere la somma effettiva da ricevere. Per quanto riguarda invece l'aliquota, essa deve essere conteggiata calcolando le singole quote tassate, a causa del principio dell'equità dell'imposizione fiscale.
Consigli
- Se l'anno in questione per il calcolo degli interessi fosse bisestile (di 366 giorni), il valore da inserire nella formula sarà comunque 365 in quanto viene preso in considerazione l'anno civile.