Come scegliere la destinazione del TFR
Introduzione
Il TFR, acronimo di Trattamento Fine Rapporto corrisponde alla liquidazione del proprio rapporto di lavoro e viene rilasciata dal datore di lavoro alla fine del rapporto. Questa somma maturata dal lavoratore corrisponde approssimativamente all'importo di una busta paga per ogni anno di servizio svolto presso quel datore di lavoro. Tutti i lavoratori, sia quelli del pubblico impiego che quelli del settore privato, compresi COLF e badanti hanno diritto al TFR e non possono farne rinuncia. Dall'anno 2007 è obbligatorio per il lavoratore scegliere la destinazione del proprio TFR entro sei mesi dall'inizio del rapporto lavorativo. Vediamo insieme cosa c'è da sapere su come scegliere la destinazione del proprio TFR.
Occorrente
- Modello TFR1 se la prima assunzione risale a prima del 01.01.2007;
- Modello TFR2 se la prima assunzione è successiva al 01.01.2007;
Lasciare il TFR in azienda
Le possibilità di scelta della destinazione del trattamento di fine rapporto sono tre. La prima consiste nel lasciare il proprio TFR in azienda. In questo caso l'importo accantonato maturerà annualmente degli interessi, ma verrà sottoposto al momento della sua liquidazione ad una trattenuta Irpef. I lavoratori, in possesso di almeno 8 anni di servizio, potranno chiedere un anticipo del proprio TFR fino al 70%, nel caso in cui debbano sostenere spese sanitarie o procedere all?acquisto della prima casa. Il datore di lavoro potrà, dal canto suo, accordare tali richieste solo al 10% dei propri lavoratori. Lasciare il proprio TFR in azienda costituisce un rischio in caso di fallimento, perché per recuperarli il lavoratore dovrà presentare domanda al Fondo di Garanzia INPS, con lunghi tempi di attesa per la liquidazione.
Destinare il TFR ad un fondo previdenziale
La seconda possibilità consiste nella destinazione del proprio TFR ad un fondo di previdenza ed assistenza integrativa, che oltre a portare dei vantaggi a livello di sgravi fiscali, fa in modo di affiancare alla pensione del lavoratore, una rendita integrativa. Questo sistema è molto utile perché anche lo Stato sta agevolando coloro che decidono di affiancare alla pensione di vecchiaia una pensione integrativa. Essenzialmente il sistema si basa su prodotti finanziari (spesso titoli di Stato) che al termine del rapporto di lavoro restituiranno la quota del TFR più il rendimento del prodotto.
Richiedere il TFR in busta paga
La terza possibilità riguarda essenzialmente i dipendenti del privato e consiste nel richiedere l?anticipo del TFR mensilmente in busta paga. Questo strumento, introdotto dalla Legge di Stabilità 2015, fa si che l'importo maturato non venga accantonato, ma venga versato insieme allo stipendio del lavoratore, sottoponendolo a tassazione Irpef come già avviene per gli altri redditi. Per scegliere la destinazione del TFR, bisogna compilare l'apposita modulistica, rappresentata dai modelli TFR1 e TFR2, e consegnarla al proprio datore di lavoro. Il TFR1 deve compilarlo chi è stato assunto la prima volta prima del dicembre 2006, mentre il TFR2 deve compilarlo chi è stato assunto dopo tale data.
Aderire al Fondo di tesoriera INPS
Se si lavora in un'azienda che ha un numero di dipendenti minore di 50, il trattamento di fine rapporto rimarrà in azienda, altrimenti è compito del datore trasferire l'importo ad un Fondo pensionistico integrativo, a meno che Il lavoratore dipendente, non decida a quale Fondo di previdenza aderire. Se non si comunica una preferenza entro i termini stabiliti, il datore di lavoro ha l'obbligo di trasferire l'importo del TFR ad un Fondo pensionistico collettivo. Di solito il Fondo su cui viene trasferita la somma corrisponde a quello a cui hanno aderito la maggior parte degli altri lavoratori dipendenti. Nel caso non esista una forma collettiva a cui attenersi, il datore di lavoro invia le somme al Fondinps, cioè la forma di previdenza integrativa dell'Inps.
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Consigli
- Lasciare il proprio TFR in azienda può costituire un rischio in caso di fallimento. Valuta bene le tre opzioni;