Se si decide di non rispondere alla lettera di richiamo, la si può contestare direttamente dal capo. In tal senso si ha la possibilità di chiarirsi a voce e risolvere tempestivamente il problema. La legge garantisce tale possibilità, difatti il superiore non può negare un appuntamento al proprio dipendente. Terminata questa fase, il datore può attuare o meno il provvedimento prospettato nella lettera, purché agisca entro una decina di giorni. Se decide di intervenire, dovrà comunicarlo al dipendente. Egli però non ha alcun obbligo di rispondere al richiamo. Il silenzio comporta un tacito assenso, che per il datore corrisponde ad una dichiarazione di colpevolezza vera e propria.