Come capire se si è vittime di mobbing
Introduzione
Quando si parla di mobbing, si fa riferimento ad una serie di azioni compiute per un lungo periodo e volte a danneggiare intenzionalmente una persona per ottenere un determinato scopo; nel mondo del lavoro il mobbing viene attuato per indurre la vittima del fenomeno a rassegnare le dimissioni. Il fenomeno può causare dei gravi effetti, sia fisici che psicologici, su chi lo subisce, portando in alcuni casi a gesti estremi come il suicidio. Proprio per i devastanti effetti che può generare, il mobbing è divenuto un reato punibile penalmente ed è rientrato a far parte delle malattie professionali. Tuttavia, molto spesso alcune persone sono vittime di mobbing per anni senza nemmeno accorgersene. Molti possono avvertire di essere trattati ingiustamente, ma non tutti possono esprimere a parole la natura dell'ingiustizia, mentre alcuni danno la colpa a se stessi. Una caratteristica comune del mobbing è rendere il bersaglio inutile, colpevole e incolparlo della propria situazione.
Nella presente guida verrà indicato come capire se si è vittime di mobbing, per poter attivare le giuste strategie difensive.
Occorrente
- Registratore vocale
- Psicologo
Le valutazioni
Per capire se si è vittime di mobbing, la prima cosa da fare è raccogliere tutte le informazioni possibile sulla propria esperienza lavorativa e fare le giuste valutazioni. A tal proposito, potrebbe essere molto utile chiedere il parere a qualcuno che è già stato vittima di questo fenomeno, in modo da poter fare dei confronti. Se i comportamenti assunti da colleghi e superiori sono tali da far pensare di essere vittima di mobbing, una buona idea è documentare l'esperienza registrando frasi dette o episodi accaduti, per costruire un arco di tempo e prove a sostegno.
L'ansia da lavoro
La prima cosa da chiarire è che le azioni che entrano a far parte della strategia di mobbing non sono, nella maggior parte dei casi, di per sé illecite o lesive, pertanto non è facile capire di essere oggetto di tale pratica. Un primo segnale da considerare è l'ansia da risveglio, non intesa come semplice svogliatezza nel recarsi sul luogo di lavoro, ma come malessere che porta ad un totale sconforto, eliminando ogni minima traccia di entusiasmo o, quantomeno, di serenità. Se sul luogo di lavoro si iniziano a ricevere critiche, espresse a voce alta e davanti ad altri colleghi, bisognerebbe iniziare a porsi delle domande; questo soprattutto nel caso in cui la situazione appaia nuova, non avendo mai ricevuto osservazioni o richiami di questo tipo in passato.
I pettegolezzi
Fare attenzione anche ai pettegolezzi e ai tentativi di isolamento, ad esempio da parte dei colleghi, durante la pausa caffè o da parte dei superiori, con esclusioni da riunioni o appuntamenti. Un altro tipico comportamento di chi esercita mobbing è quello che consiste nel cambiare frequentemente le regole da applicare nei confronti della vittima rendendo più difficile, se non impossibile, la normale routine lavorativa. Il cambiamento degli orari di lavoro o la gestione dei turni, effettuata in modo da stancare sempre di più la persona interessata, è un metodo usato frequentemente.
Lo stress
In questo modo, infatti, oltre a rovinare la vita lavorativa del soggetto, si finisce anche per compromettere la sua vita privata, rendendo inevitabile l'abbandono del posto di lavoro. Chi è vittima del mobbing, in questi casi, proprio per mantenere intatti i suoi affetti, sarà costretto molte volte a cercare l'aiuto di uno psicologo, spendendo in sedute la maggior parte dei soldi guadagnati con il lavoro e lamentandosi continuamente con i familiari per la situazione che si è venuta a creare. L'abbandono del posto di lavoro, a questo punto, può essere vista come una possibilità di rinascita invece che come una condanna.